Attualità di Redazione , 26/01/2021 12:05

No servizi, in 115 Comuni veneti si esce per forza

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L'inasprimento delle misure del Dpcm, con il Veneto attualmente in "zona arancione", ha messo in difficoltà soprattutto chi vive nei piccoli Comuni. Lo rileva la Fondazione Think Tank Nord Est, secondo la quale in 115 Municipi veneti, i servizi offerti alla popolazione sono particolarmente scarsi. Di conseguenza, per i cittadini residenti in queste località, è stata fondamentale l'introduzione delle deroghe agli spostamenti in quanto nel luogo di residenza scarseggiano addirittura i servizi essenziali. L'analisi ha definito sei categorie di servizi di prima necessità: negozi alimentari; tabaccherie, edicole e cartolerie; farmacie e parafarmacie; sportelli bancari; uffici postali; scuole.

I risultati evidenziano come siano specie i piccoli Comuni montani quelli con le maggiori carenze in termini di dotazione di servizi essenziali. Tra gli otto Comuni con una dotazione di servizi "critica" troviamo sei località bellunesi (Colle Santa Lucia, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, S.Tomaso Agordino, Soverzene, Zoppè) e altri due Municipi sempre in area montana (Lastebasse nel vicentino e Ferrara di Monte Baldo nel veronese). Nei dieci Comuni con una dotazione di servizi "molto bassa" ci sono altre quattro realtà della provincia di Belluno (Danta, Rivamonte Agordino, San Nicolò di Comelico e Vallada Agordina), insieme a tre Municipi vicentini (Gambugliano, Laghi e Salcedo), due del padovano (Barbona e Vighizzolo d'Este) e uno del rodigino (Calto). A questi Comuni si aggiungono poi 97 altre località con una dotazione di servizi considerata "bassa", così distribuite sul territorio: 25 nel vicentino, 17 nel bellunese e nel rodigino, 16 nel veronese, 13 nel padovano, sette nel trevigiano e due nel veneziano. In Veneto ci sono 80 Comuni senza uno sportello bancario; 48 privi di edicole e tabaccherie; 14 senza una farmacia; 12 senza negozi di alimentari e di scuole. Si tratta di piccole località, con meno di 1.000 abitanti, i cui residenti sono costretti a frequenti spostamenti "in deroga", per poter accedere almeno ai servizi essenziali.

"Questi Municipi - spiega Antonio Simeoni, vice presidente della Fondazione - sono un modello non più sostenibile. Governo e Regione dovrebbero sostenere le aggregazioni tra i piccoli Comuni, con l'obiettivo di migliorare i servizi e garantire maggiori opportunità alle aree periferiche. Si tratta di una riforma fondamentale che non vuole cancellare la storia dei luoghi, ma ridefinire un assetto istituzionale del territorio più efficiente".