Spettacoli di Redazione , 10/06/2019 17:48

Vinicio Capossela la bellezza e la bestia

Vinicio Capossela

Si presenta in tunica bianca, con un cappello nero a tesa larga, il primo di tanti che indosserà durante la serata. Serata che apre con “La peste”: “Vi abbiamo accolto con un brano pestilenziale - dice - omaggio a questo tempo pestilenziale” (GUARDA IL SERVIZIO TG).

Poca bellezza, almeno all’inizio, riservato all’ultimo album “Ballate di uomini e bestie”, che tra simboli e allegorie punta il dito contro l’ipocrisia e denuncia le debolezze della società, riavvicina l’uomo al maiale nel “Testamento del porco”, il porco di cui non si butta via niente e che lascia qualcosa per tutti, per la moglie e per i pavidi, per il curato e i commercianti “e così sia”.

Dopo la bestia, la bella. Canta “La belle dame sans merci”, la ballata presa da John Keats che accosta la bellezza all’amore di chi uccide ciò che ama. Oscar Wilde e poi Omero, Melville, Dante, Conrad. Vinicio Capossela suona e canta letteratura, è considerato istrionico e raffinato, ironico e immaginifico. Tra i tanti riconoscimenti in 30 anni di carriera ha vinto la Targa Tenco, il premio De André alla carriera e il Lunezia per l’album “Ovunque proteggi”.

Al Teatro Romano si esibisce con sette musicisti, il pubblico numeroso non canta, ma ascolta la sua musica ricercata ed evocativa, che suona un paio d’ore, per gli uomini e le bestie.